Il Palazzo Tozzoni di Imola mostra tutti i caratteri del linguaggio bolognese: la facciata con l’imponente portone, l’ampio salone al piano nobile a cui si accede dallo scenografico scalone decorato in stucco dal ticinese Giovan Battista Verda e impreziosito dalle statue del fiammingo Francesco Janssens.
In questo periodo si ristruttura anche l’ala ovest ridimensionando le stanze al piano terreno e realizzando secondo il gusto francese dell’abitare d’inizio Settecento l’“appartamento barocchetto”, un quartiere di rappresentanza costituito da tre stanze destinato agli sposi Giuseppe Tozzoni e Carlotta Beroaldi, parente del futuro papa Benedetto XIV.

Nel 1818 è un altro matrimonio, quello tra il conte Giorgio Barbato e la faentina Orsola Bandini a determinare la ristrutturazione dell’ala est del piano primo con la creazione dell’ “appartamento impero” anch’esso esito di una sintesi stilistica unitaria, qui improntata al gusto neoclassico, grazie a due faentini l’ebanista Angelo Bassi per la mobilia e l’ornatista Pasquale Saviotti per le decorazioni delle pareti, ispirate al gusto antichizzante.
La storia pubblica e privata dei Tozzoni è conservata nei tantissimi oggetti presenti nelle stanze, nel fondo fotografico e specialmente nell’archivio storico al primo piano, uno scrigno della memoria e dei “segreti” di questa famiglia che abitò per cinque secoli il palazzo in via della Fortezza (ora Garibaldi), fino al 1978 quando l’ultima erede, Sofia Serristori Tozzoni, lo donò alla città.

Originari di Lucca in Toscana, i Tozzoni si trasferirono a Imola nel Quattrocento e divennero da subito protagonisti della vita cittadina come il giure consulto Pietro Paolo Tozzoni gonfaloniere di Imola, ambasciatore presso i papi Giulio II e Leone X oltre ad essere giudice della Repubblica di Firenze.

La famiglia accrebbe la sua importanza e ricchezza, anche grazie ai legami matrimoniali, celebrati negli stemmi ricorrenti sulle pareti, nei dipinti e sui mobili, dove al cervo rampante dei Tozzoni si affiancano le insegne di casati potenti di Imola, Modena, Roma e Firenze. Il titolo di conti venne acquisito con Ciro Tozzoni nel 1666 e il figlio Francesco riedificò il palazzo sulla base delle mutate esigenze di prestigio oltreché di gusto.

Ospiti illustri del Palazzo furono il futuro Benedetto XIV, Carlo Emanuele III infine nel 1908 Vittorio Emanuele III di Savoia.

Questa rara casa museo, aperta al pubblico nel 1981,mantiene intatto il fascino di una casa abitata dalla stessa famiglia per cinque secoli e gli appartamenti, perfettamente conservati, rappresentano un esempio dei modi di abitare che si sono avvicendati nel tempo.
La visita offre una testimonianza intatta della vita che si svolgeva, da quella pubblica a quella quotidiana in un percorso che scopre i luoghi destinati alla rappresentanza come il salone e gli appartamenti del piano nobile, quelli più privati come la biblioteca, i salotti al piano terra, fino agli spazi domestici come le cucine, le cantine e i cortili con i pozzi e la vasca.

I quasi duecento dipinti della quadreria, in cui prevale la scuola bolognese con dipinti di Passerotti, Fontana, Cesi, Donnini, Beccadelli e gli oggetti d’arte applicata, gli arredi, i ricordi di famiglia ed una raccolta di materiali demoetnoantropologici provenienti dalle tenute e aziende agricole dei conti, dialogano tra loro in un contesto sostanzialmente integro.

Ci tramandano la storia e le vicende famigliari, il mutare nei secoli, delle mode e del gusto collezionistico che determinarono le scelte architettoniche e di arredo.

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