Marrone di Castel del Rio I.G.P.
Il Marrone di Castel del Rio IGP è il frutto dei castagneti secolari, “biologici da sempre”, che ricoprono le pendici dell’Appennino.
L’indicazione geografica protetta “Marrone di Castel del Rio” è riservata ai frutti provenienti da castagneti della specie Castanea sativa, nei biotipi conosciuti come Marrone domestico, Marrone Nostrano e Marrone di San Michele.
Ha forma ellissoidale con una faccia piatta e l’altra convessa e cresce in numero di uno o due, raramente tre per ogni riccio. Il frutto presenta una lucida buccia esterna di colore bruno rossiccio con striature longitudinali scure e ruvide, mentre la polpa di colore chiaro è croccante e di un gradevole sapore dolce.
Il Marrone si distingue dalla comune castagna per la pezzatura medio-grossa ma soprattutto per le sue qualità organolettiche. Ciò che distingue il marrone dalla castagna oltre alle dimensioni e al sapore della polpa è anche la facilità di sbucciatura che ne agevola la lavorazione.
Tecniche di coltivazione: “biologici da sempre”
Sono da considerarsi idonei all’IGP solo i castagneti situati ad un’altitudine compresa tra i 200 e gli 800 metri s.l.m. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli dettati dalla tradizione.
La densità di piante per ettaro deve essere compresa tra 75 e 125. E’ vietata ogni pratica di forzatura, ogni somministrazione di fertilizzanti di sintesi ed il ricorso a fitofarmaci nella fase produttiva.
La produzione massima consentita è fissata in 1,5 t di frutti per ettaro. Tutte le operazioni sui frutti raccolti (cernita, calibratura, cura in acqua, ecc.) vanno eseguite nei territori di produzione, con la sola estensione al territorio comunale di Imola.
L’eventuale conservazione del marrone, al fine di dilazionare la commercializzazione, deve avvenire secondo i metodi tradizionali e senza l’uso di prodotti chimici.
Queste condizioni dettano i criteri per la selezione del Marrone di Castel del Rio IGP, che sono perfettamente rispettati nella Valle del Santerno, dove i castagni possono superare i 400 anni di vita.
Tecniche di preparazione
Per gustare al meglio i marroni è necessaria la brace viva dei camini, per ottenere le famosissime caldarroste, ma possono anche essere bolliti, brasati o ridotti in purea (come raffinato ripieno o accompagnamento per la cacciagione) o ancora cotti nel latte con zucchero e Cognac.
In pasticceria, i marroni sono utilizzati per produrre i pregiati i marron glacés, ingrediente fondamentale di dolci quali il Montblanc, tronchetti e crostate di castagne e fragole.
La farina di marroni, invece, con aggiunta di uova, latte, zucchero e semi di anice, è usata nella preparazione di specialità locali quali frittelle, ravioli dolci, tortelli (capaltéz) e soprattutto il castagnaccio.
Abbinamenti col vino: Con le caldarroste sono consigliati vini rossi (Sangiovese di Romagna e il Novello Colli d’Imola). Ai marron glacés si possono abbinare vini molto dolci, alcolici e liquorosi come il passito di Albana di Romagna.
Zona di produzione
L’area geografica di produzione interessa i comuni di Castel del Rio (nel territorio situato alla destra idraulica del fiume Sillaro), Fontanelice, Casalfiumanese e Borgo Tossignano.
Cenni Storici e Geografici
La zona di origine del castagno è il bacino del Mediterraneo.
I suoi frutti sono stati alla base dell’alimentazione umana fin dal Medioevo. Già nel ‘600 la coltivazione del castagno e la vendita dei suoi frutti erano una fonte di reddito fondamentale per il territorio circostante a Castel del Rio.
Nella prima metà dell’800, proprio in questa zona, si svolgeva un mercato in corrispondenza della stagione di maturazione delle castagne.
Nel 1885, periodo sul quale si hanno notizie più precise, la castanicoltura interessava ben 1450 ettari, ovvero il 40% dei terreni destinati all’agricoltura nel territorio di Castel del Rio.
Nel 1939 uscì un Regio Decreto che distingueva il vero marrone dalle normali castagne.